Published On: 3 Maggio 2017Categories: Uscite

INformazione_33_Cover_MiniÈ uscito il nuovo numero di Formazione IN Psicoterapia, Counselling, Fenomenologia.

Il Numero 33 

“Tecniche” di psicoterapia della gestalt

di G. Paolo Quattrini

INTRODUZIONE

La parola tecnè in greco significa arte: da questa deriva artifìcio [dal latino: artĭfex «artefice»], uso dell’arte per ottenere fini determinati, e in questo senso può essere adoperata nell’approccio gestaltico, che è per definizione esperienziale, e dove tecnica in senso deterministico non sarebbe congrua all’indirizzo fenomenologico esistenziale. Messa poi tra virgolette suona come metafora, allude cioè a qualcosa che senza esserlo davvero lo è “per così dire”. Se net tessuto dell’esistenza niente si ripete alla stessa maniera, quindi non c’è posto per operazioni veramente uguali a se stesse, più che si scende verso le sue componenti di base, più che ci sono situazioni analoghe che si ripetono, anche se solo approssimativamente. Le emozioni appaiono sempre diverse, da persona a persona e da situazione a situazione, ma le intenzioni organismiche che le sottendono sono sempre le stesse: la fame sottende la necessità di nutrimento, la paura il bisogno di sottrarsi al pericolo, l’aggressività quello della conquista e della difesa del territorio, e il sesso il bisogno di una vicinanza così forte da trasformare la vita delle persone implicate. Se le infinite forme del comportamento non sono avvicinabili tecnicamente, i suoi prodromi organismici sì, e se per esempio una persona ha fame ci si può immaginare che in un modo o in un altro cercherà di nutrirsi: in questo senso la parola “tecnica” fra virgolette diventa plausibile anche in ottica esistenzialista, e si possono prendere in considerazione modalità comportamentali di base che ragionevolmente si devono ripetere.

L’omissione dell’articolo nel titolo è relativa al fatto che vengono descritte alcune delle tecniche utilizzabili nell’approccio gestaltico, e soprattutto alla considerazione che se, come dice Winnicott, il linguaggio per poter essere vitale deve essere reinventato da chi lo adopera, ugualmente questo vale per le tecniche, che se in una fase iniziale possono aiutare l’analista nella scelta dei comportamenti, devono poi stemperarsi nello stile personale di lavoro e in nessun caso sostituirlo, pena il decadimento della qualità dell’intervento.

G.P.Q

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