Published On: 24 Aprile 2014Categories: La Rivista

di Paolo Quattrini

INformazione Psicoterapia Counselling Fenomenologia”, n°8, giugno-dicembre 2006, pagg. 2-4, Roma

 

La Gestalt ha sempre rifiutato un modello tecnicistico, caratteristica che le ha permesso di continuare ad esistere come “cosa viva” , senza venire  irrigidita da strutture teoriche che la organizzassero in un modello statico e “vero”.

Nondimeno per la sopravvivenza dell’”organismo Gestalt” è auspicabile che esso si collochi con chiarezza all’interno di una corrente di pensiero che  gli fornisca solide radici teoriche.

L’approccio fenomenologico – esistenziale è il principale paradigma di riferimento dell’approccio terapeutico gestaltico, così come viene insegnato presso l’Istituto Gestalt Firenze.

L’esistenzialismo è un taglio filosofico che ribalta l’ottica del pensiero classico. Nell’esistenzialismo il fuoco si sposta dall’oggetto osservato all’attenzione del soggetto osservante; l’avventura del singolo pensatore si sostituisce all’indagine oggettiva e assoluta.

Con Heidegger, l’esistenzialismo è andato oltre il pensiero di Husserl: la Fenomenologia qui diviene la teoria della manifestazione come unico luogo dove l’ente diventa essente. Il manifestarsi non appare dunque semplicemente come un fenomeno cui destinare il rigore scientifico, ma oggetto cui dare valore  per eccellenza.

Così l’apparire, il manifestarsi, l’essere fenomeno, è il massimo che si può chiedere all’ente (persona o oggetto che sia) ed è degno in sé del massimo rispetto: il fenomeno non deve essere riportato su un piano di realtà di maggiore valore come si fa quando si interpreta concettualmente.

La visione fenomenologia presuppone un modo di essere dinamico, dove l’incontro accade sulle differenze

L’approccio gestaltico fa riferimento anche al Pragmatismo, secondo cui le ipotesi teoriche sono limitate alle condizioni esistenziali della persona che le elabora.

La percezione, da questo punto di vista, non è  un semplice processo di conoscenza di oggetti, ma è in sé un avvenimento attivo e creativo. Attivo, cioè che fa il mondo, che in sé contiene significato esistenziale

Le persone si conoscono attraverso l’incontro di verità differenti, non attraverso la griglia del giusto e dello sbagliato: la verità è quindi narrativa, una verità cioè che ha un senso per chi la vive.

Il Costruttivismo considera verità qualcosa alla cui co-costruzione conoscenza l’organismo ha partecipato in base ai suoi specifici bisogni: il conoscere contemporaneamente in modo oggettivo e soggettivo implica una continua interazione fra i due livelli.

Questa posizione diventa la colonna portante dell’approccio psicoterapeutico gestaltico: qui le emozioni non sono interpretabili, il dolore per esempio è un processo biologico, un campanello d’allarme che avverte l’organismo della necessità di intervenire sulla situazione in corso.

Tra i compiti istituzionali, propri di una scuola di formazione per psicoterapeuti, vi è quello della ricerca.

E’ ovvio che, uno studio promosso e condotto dal nostro Istituto, non può che basarsi sull’approccio teorico di riferimento.

La ricerca, oggetto della presente monografia, “Percorsi di madri” pertanto non vuole essere portatrice di una verità assoluta.

Lo studio si limita a  presentare  le distribuzioni di  alcune variabili  specifiche, presumibilmente condizionate dai  problemi di cui le madri sono portatrici.

Problemi che più che essere definiti quali “categorie diagnostiche” sono rilevati sulla  base di invii e rapporti  con i servizi sanitari di riferimento.

Problemi non per questo meno dolorosi e meno inficianti la piena espressione genitoriale.

Il presente lavoro è attento a fornire caratteristiche specifiche  e comparative tra  vari gruppi di madri aggruppate secondo la tipologia dei problemi presentati,  affinché gli operatori traggano elementi il più possibile utili nell’incontro con le  utenti nei propri spazi lavorativi.

Ciò al fine di  favorire negli operatori la possibilità di stabilire relazioni terapeutiche il più libere possibile da personali preconcetti: operatori aperti  all’incontro con il mondo di quella specifica madre che in quello specifico presente non può vivere pienamente la sua specifica esperienza genitoriale.

Nello studio non si forniscono particolari indirizzi per “trattare” madri problematiche: i dati presentati hanno lo scopo di facilitare nei tecnici   una maggiore abilità a cogliere la “complessità”.

L’esperienza di quella madre in difficoltà ha valore per quello che è: non per accettarla incondizionatamente, cosa che sarebbe invalidante per  lei e per il figlio, ma perché, proprio a partire da questa, si trovi il meglio  che si può, esistenziale parlando, per quello specifico incontro tra madre-figlio- operatore.

Si ringrazia l’Istituto degli Innocenti Firenze che ci ha concesso di intervistare gli operatori e visionare il materiale cartaceo riportante variabili conoscitive delle madri ospiti dell’Istituto dal 1989 al 2002/4;  materiale  che ci ha permesso la realizzazione del presente studio.

Si ringrazia il coordinatore dello studio e tutti i collaboratori – didatti, tutor,  studenti del corso di specializzazione, tirocinanti e frequentatori dell’Istituto a scopo di studio e documentazioni – che hanno realizzato quanto presentiamo.