Published On: 13 Febbraio 2012Categories: Gestalt Blog

Pubblicato il 13 febbraio 2012

 

Ricordando Bruno Callieri:

Io e Tu: un volume scritto sullo spartito di Martin Buber di Sergio Mellina

La cerimonia

La cerimonia di omaggio per l’LXXXV anno di Bruno Callieri si è svolta a Roma, il 6 novembre 2008, con l’augurio di un folto gruppo di allievi e la presentazione di un volume a lui dedicato: Io e Tu. Fenomenologia dell’incontro, a cura di Gilberto Di Petta (EUR – Edizioni Universitarie Romane, Roma, 2008).
Nella sontuosa Sala delle Colonne di Palazzo Marini (sala conferenze della Camera dei Deputati) in Via Poli 19, estimatori, amici, Colleghi e allievi hanno voluto festeggiare affettuosamente l’ottantacinquesimo anno della irripetibile presenza mondana di Bruno Callieri, intellettuale di straordinaria umanità. Uomo sensibilissimo ai problemi del suo tempo per inclinazione naturale, neuropsichiatra clinico di raffinata cultura per vocazione, infaticabile studioso di psicopatologia per passione. Maestro insigne per più generazioni di psichiatri, fenomenologicamente orientati, è stato amico d’insigni maestri delle scienze umane.
Filosofi, storici, giuristi, antropologi, sociologi, teologi, etnografi, etnopsichiatri e, naturalmente, psichiatri e psicologi – che, numerosi, ha incontrato nel corso del suo lungo tragitto euristico e aporetico sui temi ambigui della follia – hanno voluto onorarlo della loro stima e amicizia, essendone ricambiati in entrambi questi aspetti peculiari (e fra i più ricchi) della relazione umana.
Lo stile fenomenologico in psicopatologia è antico e moderno allo stesso tempo. Lo stile è forma ma anche sostanza. La forma è ciò che appare, ma ciò che appare dell’umana presenza è anche ciò che l’uomo rivela di sé: quello, e non altro, è il suo modo di presentificarsi, di declinarsi nel mondo della vita. La persona può aggiungere qualcosa con la parola, perché il linguaggio dimora all’ombra dell’essere, ma la mondanizzazione della presenza è nient’altro che l’esser-ci.
Come si usava un tempo negli ambienti accademici della mitteleuropa (ma anche nella migliore tradizione scientifica presente, ora a vero dire un po’ meno frequentemente), quattro amici1 hanno voluto rendere omaggio all’ottantacinquesimo anno di Bruno Callieri, con la pubblicazione di una raccolta di saggi. «Quattro “compagni di strada” (tre psichiatri e una filosofa) – è scritto sul retro di copertina del volume – e un allievo interloquiscono, attraverso queste pagine, con il Maestro, con il Clinico, con l’uomo Bruno Callieri». Da questa interlocuzione, a questi personaggi consueta ed elettivamente affine, ne scaturisce «uno squarcio prospettico che illumina, oltre al percorso di alcune vite, la complessa vicenda storica della psichiatria del Novecento, tagliata al livello di alcuni dei suoi più cruciali nodi psicopatologici» (ibid.).
Per cogliere compiutamente il senso di questa celebrazione, bisogna parlare separatamente dei due aspetti che hanno caratterizzato l’avvenimento, scindendo il momento della festa da quello del dono.
Infatti, da un lato si festeggiavano gli 85 anni del Maestro, dall’altro si presentava un libro a lui dedicato per la circostanza: Io e Tu. Fenomenologia dell’incontro, il dono, per l’appunto, uscito nel luglio 2008 per “i tipi” della EUR. L’iniziativa torna a merito della passione della Dottoressa Fernanda Conti Pallai, direttrice della “piccola ma coraggiosa Casa Editrice” romana, che ormai da anni raccoglie, riordina, ristampa, promuove, diffonde e cura ufficialmente l’intera opera di Bruno Callieri.

La festa

La presentazione del volumetto (170 pagine) – al cospetto del Maestro festeggiato – è avvenuta, come detto, nel pomeriggio di giovedi 6 novembre 2008. Estimatori, allievi, amici e conoscenti sono accorsi numerosi, desiderosi di ascoltare il Maestro, manifestargli la simpatia e tributargli tutto il loro affetto. Dal canto suo, Bruno Callieri, felice di ricevere gli invitati alla sua festa, sprigionava calore umano riconoscendo uno per uno gli amici che andavano a salutarlo al tavolo della conferenza. Per tutti aveva una parola affettuosa e garbata e tutti si sentivano da lui ri-conosciuti.
Gli oratori hanno lodato la sua passione, sottolineato la peculiarità del suo stile di lavoro, ricordato l’originalità della sua ricerca ed elogiato l’ancor lucida produzione fenomenologica.
Ad introdurre la presentazione del testo ed a tratteggiare anche la figura del festeggiato (con premuroso e aristocratico garbo), è stata Maria Antonietta Coccanari de’ Fornari, storica della medicina e presidentessa della sezione tiburtina dell’AMCI, da sempre estimatrice di Callieri.
Ha fatto seguito Antonello Correale, primario psichiatra della ASL B di Roma, psicoanalista didatta freudiano, non remoto alla lezione fenomenologica di Ludwig Binswanger. Esponente di spicco della scuola romana di psichiatria clinica cresciuta all’ombra dell’eclettico Gian Carlo Reda (fra i primi cattedratici della disciplina separata dalla neurologia voluta da Mario Gozzano e Carlo Lorenzo Cazzullo), ha sottolineato le sinergie tra la psicoanalisi e la Daseinsanalyse. Oratore facondo e gradevolissimo, Correale ha riconosciuto le straordinarie possibilità del metodo antropoanalitico d’illuminare il mondo dello psicotico.
Di questo mondo, ha voluto ricordare come Bruno Callieri ne abbia approfondito la conoscenza, lo spessore di senso e le valenze ermeneutico-espressive. Di questo mondo impervio e vertiginoso della follia – ha aggiunto Correale – Callieri ha saputo indicarne alcuni aditi strategici di penetrazione. Per esempio, esplorare la declinazione mondana della persona, scrutarne le colorazioni di mondo, ascoltare la ritmicità o cogliere la dissintonicità di rumore/suono di cui la presenza umana riempie il suo mondo. E, ancora, osservare la singolarità, l’irripetibilità dell’umana presenza, oltre che redigere la sequenza del flusso della storia interiore dell’essere, a partire dall’ascolto di un’anamnesi attenta. Antonello Correale ha terminato il suo intervento, auspicando che la collaborazione tra le tematizzazioni epistemologiche della psicoanalisi e quelle della psicopatologia fenomenologica possa riprendere con profitto proprio dal punto in cui maturò, per ragioni in fondo non insanabili, la grande frattura tra il Maestro viennese e l’allievo svizzero di Kreuzlingen.
Angela Ales Bello, decano di Filosofia all’Università Lateranense di Roma, direttore del Centro Ricerche Fenomenologiche di Roma, ha brevemente riassunto gli ambiti di studio dell’antropologia fenomenologica per coglierne le possibili intersezioni con le altre discipline dell’uomo e segnatamente quelle psicologiche e psicopatologiche.
Dopo aver rammentato i numerosi contributi recati, dalle osservazioni di Bruno Callieri, allo sviluppo del pensiero antropofenomenologico, dove la comparazione tra riflessione teorica ed esperienza clinica si sono sempre alimentate vicendevolmente in infiniti rimandi di squarci folgoranti sulla dimensione della follia, ha richiamato la vivissima attualità filosofica della corrente fenomenologica. A testimonianza di un suo percorso interiore di studiosa delle esperienze umane, Angela Ales Bello, ha sentito inoltre la necessità – tenuto conto dello spirito del tempo presente, invero poco incline alla speranza – di sollecitare le investigazioni sulla fenomenologia della religione, richiamando i suoi pregevoli lavori sul pensiero e sulle scelte coerenti (fino al sacrificio ad Auschwitz) di Edith Stein.
Non si può non cogliere in questi brevi richiami della studiosa romana una riproposizione della riflessione centrale della fenomenologia husserliana, ossia la domanda concernente il senso della storia e dell’esistenza, che è stata anche il punto di partenza delle aporie della Stein – Endliches und ewiges Sein, (Essere finito ed Essere eterno), 1936 – fin da quando, partendo dall’Università di Breslavia (sua città natale), si recò al cosiddetto Circolo di Gottinga, per incontrare i più celebrati fenomenologi del tempo (Franz Brentano, Edmund Husserl, Max Scheler, Martin Heidegger). Non si può neppure negare l’attualità pienissima di questioni centrali che agitano la nostra società contemporanea, come quelle dell’apparire e dell’essere, del vero e del falso, della paura, della speranza e della responsabilità.
Tematizzazioni, queste, che sono balzate alla mente nel momento stesso in cui Angela Ales Bello pronunciava la sua allocuzione. Le sue parole sortivano l’effetto di mettere in collegamento il presente indecifrabile, tremebondo e disperante) con una larga fetta di cultura tedesca di fine Ottocento e primo Novecento (precedentemente, successivamente e nell’interguerra dei due conflitti mondiali). Esse rinviavano l’uditorio direttamente all’Idealismo, allo Storicismo tedesco contemporaneo, alla fenomenologia dello spirito, alla filosofia e alla psichiatria tedesca cosiddetta della “crisi”. E ancora all’esistenzialismo heideggeriano e alla catastrofe che ne è seguita, non solo in Germania, confermando tutte le inquietudini che questi sistemi di pensiero avevano contribuito a sollevare. Nessuno può chiamarsi fuori, poiché la responsabilità (e conseguentemente tanto l’etica della responsabilità quanto l’etica della convinzione) è ineludibilmente personale: sia che assuma la consapevolezza delle conseguenze del proprio agire, sia che si trascenda in una dimensione religiosa, sia che si declini distruttivamente nel nichilismo. Dunque, in definitiva la condizione dell’Essere (fragile, nudo, solo) è quella di essere-gettato-nel-mondo. Ciò malgrado, egli, l’essente, la presenza, non può mai esimersi (espropriarsi) dall’intenzionalità, peculiarità che gli è propria e ontologicamente intrinseca alla natura umana.
Ha concluso, infine, la presentazione di questa festa dell’Ottantacinquesimo, un vigoroso Gilberto Di Petta, dalla prosa che “torna alle cose”. Il discepolo ha voluto sottolineare del Maestro – cui è legato da affetto filiale oltre che gratitudine di allievo devoto – il non trascurabile dettaglio che Bruno Callieri, a suo tempo, è stato uno dei due psichiatri italiani invitato a contribuire con un saggio (Aspetti psicopatologicoclinici della Wahnstimmung) al volume di scritti per la festa in onore del 75° di Kurt Schneider2. Al termine il Maestro, sempre partecipe e sintonizzato sulla corrente di reciproca empatia coi suoi tanti amici e allievi, ha ringraziato felice e (parsimoniosamente) commosso.

1 Angela Ales Bello, Arnaldo Ballerini, Eugenio Borgna, Lorenzo Calvi.

2 Festschrift. Psychopathologie heute. Prof. Dr. med. Dr. Phil. Dr. jur. h.c. Kurt Schneider zum 75. Geburtstag. Hrsgg. von Heinrich Kranz. Thieme, Stuttgart, 1962.