Published On: 27 Febbraio 2018Categories: Eventi, Eventi a pagamento

LUNEDì 14 MAGGIO A FIRENZE (ore 21.00)

dal romanzo di Edith Bruck
adattamento e regia
Alessandra Bedino

con Alessandra Bedino e
la musica dal vivo di
Claudia Bombardella

 

 

 

 

 

“ Cara madre, carissima madre, madre adorata,
madre sconosciuta, madre sempre in collera,
madre di tanti figli, madre cenere, madre…
Come posso chiamarti?
Non le ho mai scritto…
Scrivere a una morta è da pazzi”.

La scrittrice ungherese Edith Bruck, nel 1988, al culmine della sua carriera di scrittrice e regista, inizia a scrivere una lettera a sua madre, morta ad Auschwitz nel lontano maggio 1944.
Una donna ferita e allo stesso tempo invincibile, che ancora si interroga sul proprio destino di bambina ebrea trascinata a forza nel lager e sopravvissuta ai suoi cari, su un Dio che sembra essere sempre troppo lontano, su uno Stato, quello d’Israele, che sembra non aver imparato niente dalla sua stessa storia.
E’ una lunga impossibile lettera.
Un atto d’accusa e una disperata richiesta d’amore. Lite e riconciliazione, ribellione e preghiera.
Cinquant’anni dopo.

In scena l’attrice Alessandra Bedino e la musicista polistrumentista Claudia Bombardella intrecciano parole, musica, canto, lingue diverse, per un viaggio indietro nel tempo e dentro l’anima umana.
Durata 50 minuti
fascia d’età : 13/18 anni

Da un’intervista a Edith Bruck:

“E’ un dialogo postumo, un dialogo mancato nell’infanzia, perché la figura materna per me è molto importante, perché da bambina mi sentivo incompresa, ferita, non amata. Io allora non capivo perché mia madre non ci dava retta, oggi lo capisco.(…)Era molto facile che lei si arrabbiasse, che ci dicesse di no, che alzasse la mano, perché era una donna disperata con tutti quei figli affamati che chiedevano e lei non poteva dare nulla e quindi è stata un’infanzia conflittuale con una mamma, da cui una bambina si aspetta tutto, è il suo amato mondo. Dai miei genitori non ho mai sentito una favola, non ho mai giocato con loro e nel libro divento io sua madre e finalmente parliamo e lei deve ascoltarmi per forza. (…) Sicuramente avevo bisogno di ricostruire il nostro rapporto, rappacificarmi con lei e con me stessa bambina ferita”.

BIOGRAFIA
EDITH BRUCK nasce in un piccolo villaggio ai confini dell’Ucraina in una numerosa e poverissima famiglia ebrea. Dopo l’internamento da bambina in diversi campi di concentramento nazisti (Auschwitz, Dachau e Bergen-Belsen), come racconta nelle sue memorie, persi i genitori a 12 anni, vive viaggiando in diversi Paesi europei, dove fa la ballerina, l’assistente di sartoria, la modella, la cuoca e la direttrice di un salone di bellezza. Si stabilisce per alcuni anni in Israele e poi dal 1954 in Italia dove conosce Montale, Ungaretti, Luzi e stringe amicizia con Primo Levi, che la sollecita a ricordare la Shoah.
A Roma inizia un lungo sodalizio sentimentale e artistico con il poeta e regista Nelo Risi (che nel 1966 ha tratto il film Andremo in città, con Geraldine Chaplin e Nino Castelnuovo, dal romanzo omonimo di lei) e inizia a scrivere adottando la lingua italiana. Collabora con alcuni giornali, fra cui Il Tempo, il Corriere della Sera e Il Messaggero, intervenendo in diverse occasioni intorno ai temi dell’identità ebraica e della politica di Israele. Le sue opere sono pubblicate da Lerici, Guanda, Longanesi, Marsilio, Bompiani. Ha tradotto Gyula Illyés, Ruth Feldman, Attila József e Miklós Radnóti.
Si cimenta anche nella regia, girando il film Improvviso (1979), e più tardi il film per la televisione Un altare per la madre (1986), tratto dall’omonimo romanzo di Ferdinando Camon. Collabora alla sceneggiatura del film Fotografando Patrizia (1984) di Salvatore Samperi e gira qualche documentario di viaggio.
Vive a Roma.

Restate con noi a fine spettacolo
per un brindisi insieme alle artiste
I posti sono limitati
Per partecipare è obbligatoria la prenotazione.
È gradito un contributo di 10 euro
Per prenotarsi:
valentina.barlacchi@gmail.com — 349 2394661

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